L’avvio dell’azienda risale agli anni ’80, quando il padre, originariamente impegnato in un campo professionale completamente diverso, durante i suoi viaggi internazionali, specialmente in Francia, sviluppa la passione per il vino. Durante questi viaggi, che lo tenevano per lunghi periodi lontano da casa, la sua connessione con il mondo del vino cresce sempre più e con il supporto di amicizie affini, prende la decisione coraggiosa di abbandonare la sua precedente attività e si immerge completamente in questa nuova avventura.

La visione era audace: fondere l’essenza del territorio piacentino, riconosciuto come particolarmente favorevole alla produzione vinicola, con l’eleganza e la raffinatezza tipiche delle bevute francesi. Così, è iniziato un viaggio appassionante per creare vini destinati a conquistare prestigiosi premi.
La storia di questa azienda è intessuta di determinazione, passione e volontà incrollabile ed è fondata su alcuni principi fondamentali:

  • essere family business; essere quindi un’azienda a conduzione familiare con all’interno collaboratori che condividono il cammino imprenditoriale da molti anni;
  • adottare la coltivazione biologica; la scelta di adottare la coltivazione biologica sottolinea il profondo impegno per un approccio sostenibile e rispettoso dell’ambiente. La svolta decisiva è avvenuta nel 2011, quando la Comunità Europea ha emanato una direttiva delineando le rigide regole del vino biologico.

Il vero e proprio successo aziendale arriva però negli anni 2000, anni in cui il nome “Luretta” viene legato al castello di Momeliano, un castello del 1000 che, anche se non di proprietà, può essere utilizzato per l’uso della cantina che ospita le barrique e le bottiglie.
Dal 2010, inoltre, Lucio Salamini ha assunto il timone dell’azienda, improntando un’evoluzione significativa all’originaria direzione. L’orientamento verso la coltivazione biologica è rimasto saldo, ma è stato arricchito da una forte connessione con il territorio circostante. Lucio ha voluto dare un’impronta distintiva ai prodotti, abbracciando la peculiarità della nostra zona.
La sua leadership ha posto un’enfasi particolare sull’espansione internazionale, con una speciale cura del mercato estero. È consapevole che fuori dall’Italia c’è un crescente interesse per la tipicità delle regioni vinicole, e quindi ha orientato la strategia di vendita per soddisfare questa curiosità.
Luretta oltre al mercato nazionale esporta infatti in oltre 12 paesi: in oriente con Giappone, Cina, Malesia, in Nord America, con Stati Uniti e Canada e poi in mercati europei come Germania, Francia, Belgio, Olanda e Danimarca.

Per il mercato nazionale invece la filosofia si fonda su un concetto di equilibrio, integrità e armonia, impegnandosi nella creazione di vini raffinati che siano apprezzati sia dagli intenditori che dai profani. L’eleganza e la nitidezza del prodotto rappresentano i principi cardine che guidano il processo di produzione. Un esempio tangibile di questa filosofia è rappresentato dal loro vino “Principessa”: questo vino è prodotto con l’obiettivo che, su dieci, debba conquistare il palato di almeno otto o nove consumatori. La sua essenza si traduce in un’armoniosa semplicità, risultato di un processo di produzione attentamente orchestrato.

Lucio nota che in Italia, le guide del settore tendono spesso a premiare l’eccellenza, mentre in Francia ci sono tendenzialmente guide che valorizzano la qualità media. La sua preferenza è per una valutazione basata sulla qualità complessiva poiché ciò suggerisce l’affidabilità dell’azienda. Premiare l’eccellenza può portare a riconoscimenti per bottiglie eccezionali, ma spesso queste sono disponibili in quantità limitate e accessibili a pochi. La scelta di privilegiare la qualità media suggerisce una visione più ampia e sottolinea la volontà di offrire prodotti che siano non solo straordinari, ma anche accessibili al più vasto pubblico possibile.

Nel 2010, un altro punto fondamentale per l’azienda è stato intraprendere una nuova collaborazione enologica: l’enologo svolge un ruolo cruciale, fungendo da ponte tra l’espressione autentica dell’azienda, le potenzialità del territorio e la creazione del vino in bottiglia. Il loro enologo Alberto Faggiani originario del Friuli, incarna perfettamente questa sinergia.
Questo approccio consapevole si riflette poi nella comunicazione e nel packaging del prodotto finale, creando un filo conduttore che trasmette non solo il gusto, ma anche l’anima e l’impegno dietro la produzione di ogni bottiglia.

Inizialmente, l’azienda ha dovuto confrontarsi con il pregiudizio nei confronti dei Colli Piacentini, in quanto la regione era considerata, fino a 10-15 anni fa, una zona di elevata produzione ma di scarsa qualità. Per contrastare questa percezione, hanno scelto di creare etichette che non mettessero in primo piano l’origine del vino, affidando l’intera parte grafica e artistica a sua madre; i loro vini sono stati dotati di nomi fantasiosi, contribuendo a distogliere l’attenzione dalla provenienza.
Oggi, fortunatamente, l’atteggiamento verso i vini dei Colli Piacentini è drasticamente migliorato. Ci sono infatti almeno 10-15 aziende che fanno vino di alta qualità ed anche alcune cantine cooperative che hanno raggiunto traguardi importanti.

Il cliente principale di Luretta è la ristorazione anche se è possibile, anche per i privati, acquistare i loro prodotti attraverso il sito internet e il loro showroom che è aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00.

Il mondo online era qualcosa che Lucio aveva sempre guardato con scetticismo, ma con l’inasprimento delle misure sul consumo di alcolici abbinati alla guida, l’arrivo della pandemia e la conseguente chiusura dei ristoranti si è generata una notevole incertezza sul futuro del settore. Tuttavia, col passare del tempo, la situazione ha iniziato a trovare un nuovo equilibrio: sono emersi nuovi canali per portare il vino direttamente a casa, tra cui il commercio online e la pratica delle enoteche di consegnare il vino direttamente ai privati, un servizio precedentemente non offerto. In questo modo, tutti i mercati hanno subito una trasformazione, adattandosi alle nuove sfide imposte, di conseguenza anche l’azienda si è adattata ai cambiamenti del mercato.

Lucio Salamini, alla fine, osserva con una punta di amarezza che si potrebbe fare molto di più ma purtroppo a Piacenza si riscontra una limitata propensione a formare un fronte unito e a operare con coesione per promuovere il territorio, servirebbe una figura carismatica che coinvolgesse i produttori.
Per esempio una volta si è ingegnato e insieme ad altri produttori hanno creato ‘l’Atlante del vino piacentino’ così da mostrare ai clienti, soprattutto stranieri, com’è fatto il nostro territorio e la sua grandezza.

Dal canto nostro invece auspichiamo che l’entusiasmo e le strategie di Luretta siano così travolgenti da contagiare altri produttori di qualità, incoraggiandoli a unirsi e presentarsi al mondo come un territorio straripante di potenzialità ed eccellenze.

Lucio Salamini

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